Stomatopirosi, cause, sintomi e cura

La sindrome del cavo orale urente prende anche il nome di stomatopirosi e si caratterizza per essere una malattia che molto facilmente va a colpire le donne.

Chi soffre di stomatopirosi, spesso, ha come principale sintomo un bruciore particolarmente diffuso in bocca, senza però che emerga alcun tipo di lesione della mucosa. Nel caso in cui tale sensazione di bruciore si concentri soprattutto sulla lingua, ecco che si tratta, più nello specifico, di glossopirosi.

Da cosa deriva la stomatopirosi

La sindrome della bocca urente si caratterizza per avere delle cause che spesso sono ignote: quindi, si possono verificare sia delle situazioni in cui il bruciore derivi effettivamente da un motivo che si può identificare oppure casi in cui non si capiscano le cause.

E’ importante sottolineare la differenza che intercorre tra stomatopirosi idiopatica e stomatopirosi secondaria: solo nel caso la terapia viene adattata alle cause da cui deriva.

Quando si verifica e quali sono i sintomi

Questa malattia, come dicevamo, si verifica molto di più nelle donne che hanno superato i 50 anni rispetto a quelle più giovani o agli uomini, mentre nei bambini non è mai stato individuato alcun caso di sindrome del cavo orale urente.

Tra i sintomi, oltre al diffuso bruciore ed al dolore che lo accompagna, in qualche caso ci può essere una secchezza delle fauci oppure qualcosa di diverso nel gusto.

Il bruciore che può colpire varie parti del cavo orale oppure l’intera mucosa può nascere in modo improvviso oppure in altri casi in maniera graduale, senza dimenticare come spesso capiti che al mattino sia ad un livello molto basso, mentre verso il tardo pomeriggio e la sera dia molto fastidio (nel caso in cui già dal mattina faccia male, allora la prognosi sarà più negativa).

La stomatopirosi può durare da qualche mese fino anche a diversi anni.

Come si può curare

In realtà dobbiamo sottolineare come non ci sia una terapia unica e risolutiva per trattare questa malattia. In alcuni casi la psicoterapia può dare una mano, insieme magari all’agopuntura per rilassare il paziente convincendolo che si tratta di un disturbo benigno, mentre in altri casi il trattamento è più incentrato sui farmaci o operazioni di tipo maxillo facciale, usando spesso degli antidepressivi tridici ad un dosaggio ridotto, in modo tale che svolgano un’azione da analgesici.

lunedì 21 settembre 2015
Vai ad altre news relative a Tutte le News
Vai agli approfondimenti relativi a Tutte le News